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FGSA studio di architettura Fabrizio Guccione architetto Cesate POSS concorso competition landscape park parco urbano verde piazza percorsi pista ciclabile

Sposalizio / Cesate

Quando la piazza sposa il parco.

FGSA studio di architettura Fabrizio Guccione architetto Cesate POSS concorso competition landscape park parco urbano verde piazza percorsi pista ciclabile
© FG SA
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Dalla relazione di progetto

STARE, ANDARE, STARE…QUESTO E’ IL PROBLEMA….QUESTA E’ LA CITTA’

1 Descrizione del contesto

Il territorio di Cesate appartiene alla fascia di seconda corona della cintura metropolitana del nord milanese. Confina a nord con i comuni di Solaro e la frazione Mombello di Limbiate, ad est con il comune di Limbiate, a sud con i comuni di Garbagnate e Senago ad ovest con il comune di Caronno Pertusella

Per la sua collocazione geografica, il comune di Cesate, trovandosi al limite della provincia di Milano, al confine con la provincia di Varese, è inserito in un tessuto sovralocale, che non gravita solo verso il capoluogo milanese. In particolare il comune di Cesate appartiene al sistema reticolare degli insediamenti diffusi della “Brianza milanese”, che ha come nodi di riferimento i comuni di Cesano Maderno e di Desio; ma la sua vicinanza alla provincia di Varese lo inserisce nella scia di gravitazione del centro di Saronno, anche grazie alla presenza delle ferrovie nord Milano.

Come gran parte del territorio di cintura delle grandi città, anche Cesate ha assistito alla fine degli anni ’70 al fenomeno di rilocalizzazione della residenza verso i centri minori con un incremento della domanda di residenza ed un aumento della mobilità.

La vocazione residenziale del comune di Cesate risale però alle politiche di ricostruzione post-bellica che hanno interessato negli anni cinquanta prima la città di Milano e poi la sua provincia. Nel 1951, infatti, attraverso il Piano Fanfani “per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori” (Piano INA Case) anche a Cesate viene progettato un Villaggio INA dagli architetti razionalisti Albini, Albricci, Gardella e dal gruppo BBPR, realizzato a sud-ovest del nucleo agricolo del comune. Il villaggio è stato pensato come un quartiere autonomo e autosufficiente per quanto riguarda i servizi alle famiglie (scuole, negozi, chiesa, ecc…) distante da Milano solo 15 Chilometri e ad essa connesso attraverso le Ferrovie Nord Milano.

Il tessuto insediativo del villaggio INA, come quasi tutto il comune di Cesate, è costituito da case basse a schiera e articolato in corti che si rifanno alla casa rurale lombarda, anche se è ancora riconoscibile lungo la S.P. 133, l’originario nucleo agricolo di antica formazione, che si localizza a ridosso, in direzione est, del confine con il Parco delle Groane. L’area agricola del comune di Cesate è, infatti, soggetta ai vincoli di tutela del Parco delle Groane, quale zona di riserva orientata.

Il comune di Cesate si è sviluppato a partire dal nucleo agricolo di antica formazione lungo una delle direttrici viabilistiche a carattere locale, la S.P. 133, che costituiscono il sistema reticolare del tessuto insediativo della “Brianza milanese”. Il comune è cresciuto nel tempo, con un andamento abbastanza disomogeneo, soprattutto per gli insediamenti residenziali a bassa densità, avendo come limiti fisici allo sviluppo insediativo a ovest e a sud la linea ferroviaria, a nord e a est il Parco delle Groane e, sempre a est, il torrente Giusa.

Descrizione del Significato

Abbiamo letto la sfida progettuale come realizzazione di un attraversamento urbano in tessuti consolidati preesistenti di diversa matrice storica e culturale a partire da una riflessione più ampia sulla metafora del collegamento: dell’ANDARE come non-luogo di attraversamento tra diversi luoghi dello STARE.

Più precisamente, si è preso atto delle centralità esistenti: l’asse storico di via Romanò, il villaggio INA, il Sistema del Parco Groane e di quelle in fieri: Piazza della Pace, centro sportivo, ex-scuola, rinominandole a partire dalla consistenza delle forme insediative e delle pratiche d’uso dello “STARE”.

L’asse storico di via Romanò è la città della memoria contadina; Il villaggio INA è la città del progetto architettonico che si fa forma urbana; il sistema del Parco delle Groane è la città della salvaguardia ambientale (tavola 1 schema A).

La Piazza della Pace è la città dell’incontro; Il centro sportivo è la città dello svago; ex-scuola è la città della cultura (tavola 1 schema C). Le citate centralità sono inserite in un maglia di tessuto edilizio a bassa densità, caratterizzato da una forte prevalenza dello spazio privato dell’abitazione unifamiliare, rispetto alla poca rilevanza dei percorsi e dei luoghi pubblici. Tale maglia viene definita non in senso negativo città della ripetizione della dimensione privata (tavola 1 schema B).

Al progetto la sfida di pensare i collegamenti dell’ANDARE da e verso le città dello STARE esistenti e in fieri a Cesate. Nel progetto si è interpretato l’ANDARE come un movimento, come il movimento artistico dell’optical art alla ricerca della libertà creatrice, dell’ambiguità tra figura e sfondo tra vuoto e pieno, tra dentro e fuori.

Le immagini optical suggeriscono che i percorsi di progetto vogliono essere rispettivamente uniformi nella leggibilità delle modalità di attraversamento, pluridirezionali per la possibilità di cambiare liberamente modalità di percorrenza; adattabili alle tipologie di utenza (di corsa, a piedi, in bicicletta ecc…).

Il tracciato di questo ANDARE affonda le sue radici, invece, nella memoria del segno agricolo che pervade l’ambiente naturale che circonda gli spazi edificati.

Il segno del percorso di progetto è pertanto ambivalente perché delimita i percorsi e li crea ad un tempo; è pervasivo nell’incontro con elementi preesistenti (es. alberatura storica); è plurimaterico nella percezione visiva dei diversi materiali e nella loro pregnanza rispetto all’azione del camminare.

Descrizione del Progetto

La plurimatericità diventa guida per strutturare l’esperienza dei percorsi all’interno dell’area.

La ricerca di equilibrio tra le nuove funzioni – residenze e attività commerciali – e le preesistenze ambientali hanno determinato un disegno in cui una rete di percorsi diventa presupposto per offrire flessibilità di percorsi, di accessi e di tutela ambientale.

La contrapposizione possibile tra natura/parco e città/piazza si sfuma, nella morbidezza di percorsi che, sfruttando movimenti centrifughi o centripeti, spostano i movimenti nel luogo del progetto dall’andare allo stare, dalla città alla natura.

I materiali scelti accompagnano con semplicità questo gioco di possibilità.

Materiali naturali, semplici, associazioni tra porfido, (in lastre in vicinanza degli edifici privati, in tozzetti nelle aree di “piazza”), superfici in cemento (in diverse tonalità cromatiche per i percorsi) con la pietra (nell’area gradinata al centro del percorso).

Le superfici calpestabili sfumano nel rapporto con il parco; il percorso principale che lo attraversa diventa di calcestre per recuperare l’immagine di un percorso della memoria agricola e le superfici naturali sono costituite da ghiaie policrome, erba, siepi e fioriture.

Sacrifici” alla natura vengono realizzati solo sulle aree a copertura dei parcheggi privati, nelle quali si accetta il suolo artificiale con un albero che rappresenta l’atto di dialogo tra natura e artificialità.

Nell’ambito di via Sondrio si sostiene l’opportunità di realizzare una quota di parcheggi interrati. Funzionali al servizio di accessibilità del complesso privato permettono di non incidere ulteriormente sull’area di verde prospiciente via Roma. L’accesso al parcheggio è previsto con una rampa di ingresso e in sequenza una rampa d’uscita nell’ipotesi di interessare un solo senso di marcia per il prolungamento di via Sondrio. Le altre aree a parcheggio sono quelle già indicate nel programma funzionale per le aree di Via Puccini e per la via privata sul lato sud dell’insediamento.

con Giorgio Salama Robino, Renata Zuffi, Laura Binaghi

con la collaborazione di Liliana Di Calogero

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